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Giuliano Ferrara e la morte del cristianesimo

Ancora un togliersi la vita a seminare dubbi e angosce nel mainstream contemporaneo. Lucio Magri che va a morire in Svizzera mette ciascuno di noi davanti alla possibilità di chiudere, con un gesto lucido, la parentesi su questa terra e ai significati che questo porta, sia dal punto di vista personale sia dal punto di vista sociale. Ovviamente i cani si gettano sulla carogna e la usano per i propri scopi polemici. A me non interessa nulla di questa morte. Non conoscevo la persona e non mi colpisce il gesto. Mi colpisce la strumentalizzazione pubblica dei gesti e delle azioni per giustificare ulteriori limitazioni alla libertà individuale.

Si sono esercitati sul tema grandi penne. I più interessanti Travaglio – Flores d’Arcais (http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/02/il-medico-salva-non-uccide/174643/). Il peggiore Giuliano Ferrara.  Qui il video della trasmissione di regime su Rai 1 http://video.ilfoglio.it/radiolondra/preview/482.

Due sono i concetti ferrariani che mi hanno irritato. La presunta indisponibilità della vita umana e la definizione di un ancora più presunto complotto anticristiano volto a eliminare dalla faccia della terra il senso di sacralità assoluta della stessa. Provo a argomentare i motivi del mio fastidio. In primo luogo nego il fatto che la vita umana sia indisponibile. L’esempio portato è fuorviante. Ferrara sostiene che siccome io non sono in grado di darmi la vita non posso neanche decidere se e quando morire. L’esempio è idiota perché io posso benissimo dare via una cosa che mi è stata regalata e questo è considerato da alcuni addirittura un valore morale. Per alcuni, infatti, è molto bello regalare i propri beni ai poveri. Oppure donare a Dio la mia capacità di amare un’altra persona. Cose che io non mi sono guadagnato, ma che entrano a far parte delle mie disponibilità. Elementi vitali che, in vista di una superiore generosità posso donare. Posso, per esempio “sacrificare” la mia vita per curare un figlio disabile, anche se questa non me la sono guadagnata, ma me la sono trovata fra le mani e ne ho potuto disporre liberamente, senza che nessuno mi possa dire di non buttarla via. Posso anche decidere di non farmi curare un tumore per non uccidere mio figlio, quello che porto in grembo. Uccidere me per far vivere lui. Entriamo in una discussione delicata. La china materialista che assume in questi tempi il cattolicesimo ce ne ha fatto dimenticare l’antica bellezza. Solo un ex comunista può ritenere che la propria vita materiale sia un valore assoluto. Il cristianesimo di tutti i tempi ci ha insegnato il contrario. Ci ha insegnato che la cosa più importante è il valore che si da alla propria vita. Non si capirebbe altrimenti il valore del martirio o il valore del sacrificio supremo che Cristo sulla croce ha regalato all’umanità. Lui è consapevolmente morto, ritenendo che la sua vita non fosse una valore assoluto, ma che valore assoluto fosse l’obbedienza amorosa al Padre. In realtà solo un regime dittatoriale può avere qualche vantaggio dal convincere il popolo che della morte si debba avere paura e che non sia nella disponibilità personale. Non che sia difficile convincerci del fatto che morire è brutto, ma speculare e lucrare su questa paura è criminale. O la vita è nostra o è di Dio o è di qualcun altro. Siccome Dio fa fatica a spiegarsi chiaramente, attualmente è nella mani della polizia e di quelli che dicono di avere la Sua parola. Credo che sia gravissimo il fatto che lo Stato e la sua burocrazia vogliano regolare anche la nostra relazione con la nostra vita e la nostra morte. Che il nostro corpo non sia nostro, ma sia dello stato. Tutto questo con la scusa di difendere i più deboli, con un ragionamento veramente idiota. Secondo i nostri angelici salvatori, se si concede a chi vuole morire, di farlo con l’aiuto di un medico, si apre il campo all’eutanasia dei disabili, oppure si da potere ai medici di uccidere chi vogliono loro, oppure si consente a eventuali assassini di uccidere i propri nemici con dichiarazioni di consenso estorte. Tutte motivazioni irrazionali. Nessuno chiede di potere uccidere disabili (anche se ammetto che è normale per la nostra cultura non farli nascere). I medici assassini già attualmente uccidono chi vogliono loro. Verrebbero, in questo caso, allo scoperto. I parenti serpenti che vogliono eliminare i vecchi per rubare l’eredità lo fanno già. Un procedimento pubblico li metterebbe allo scoperto. Eppure questa invadenza della burocrazia nella nostra vita con la scusa della tutela dei deboli continua a mangiarci via via ogni residuo di non-normatività, di relazione con noi stessi, di scelta autonoma. La seconda idea irritante è che la legge dovrebbe anche esprimere l’orientamento morale di una società e, dunque, certe leggi non sono semplicemente sistemi di regolazione dei diritti e dei doveri per la convivenza civile, ma orientamenti etici. Una legge dovrebbe, secondo certi spiriti, dare un giudizio etico su un fatto, non regolarlo. Dovrebbe rafforzare un giudizio di valore non esprimere un campo di azione. Comunque è veramente ridicolo pensare che negare il valore assoluto della vita dovrebbe negare il cristianesimo. Il valore assoluto della vita è più un valore newage e nichilistico che cristiano. Io, per esempio credo che la vita materiale sia tutto e che sia un assoluto. Ma io non sono cristiano, né religioso e, dunque, posso permettermi una visione utilitarista, materialista e razionalista. Se fossi cristiano avrei dei bei problemi ad affermare questo. Io credo che, infatti, il concetto di valore sacro della persona sia tipico del progressivo estendersi dei diritti alle masse che nasce dall’illuminismo, in contrapposizione al personalismo cristiano (la persona non coincide con la vita materiale) che delega a soggetti terzi il potere sulla propria esistenza. Comunque sono cose complicate ed è decisamente scorretto da parte mia affermare in poche righe cose che andrebbero documentate ampiamente. Ma siccome parlano tutti a vanvera posso permettermelo anche io. Alla fine niente di pedagogico in questo post. Avrei dovuto parlare del fatto che l’unica cosa che può sconfiggere la paura irrazionale della morte è l’educazione alla morte, insieme all’educazione alla vita. Ma siccome sono cose che non so come si fanno, posso solo enunciarne il confine e cercare di tenere lontano, divertendomi nel frattempo il più possibile, il momento della resa dei conti al quale mi presenterò disarmato e disperato. Ciao ciao Pascal.



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